1. Definizione
In senso lato, un rapporto informativo è una di queste due cose: (i) Un rapporto in cui appare il sostantivo “informazione” o il verbo “informare” o l’aggettivo “informativo” o qualche altro derivato. (ii) Un rapporto che può essere parafrasato in un rapporto del primo tipo.
Esempi: “a informa b su p”, “il database DB1 contiene più informazioni del database DB2”, “la fonte di informazioni S1 è meno affidabile della fonte di informazioni S2”, “è illegale che a nasconda da b le informazioni p”.
In senso stretto, un rapporto informativo è qualsiasi rapporto che (iii) presenta la forma “segnale s porta l’informazione p”, (iv) o può essere riformulato in tale forma.
2. Osservazioni
Non abbiamo a che fare con le defitinitons standard in quanto non esiste una teoria ben consolidata sui rapporti informativi e sulla loro semantica. La definizione in senso lato cerca di raccogliere diversi contributi della letteratura tecnica almeno da Fox (1983).
Una relazione informativa in senso stretto non è che una varietà di relazioni informative in senso lato. Ma l’influenza di Israel e Perry (1991), dove sono definiti i primi, giustifica la distinzione.
La riduzione da (ii) a (i) e da (iv) a (iii) non è sempre così chiara, quindi è conveniente centrare su (i) e (iii) fino a cogliere bene il concetto di informazione. Tuttavia, ci sono chiari casi di possibile riduzione, come accade con rapporti come “s significa p” come sono studiati in Grice (1957) o Barwise e Perry (1983).
3. Rilevanza metodologica
Nella filosofia analitica di solito si sostiene (Fox 1983: 20-29) che qualsiasi indagine concettuale sulle informazioni deve iniziare con uno studio preliminare riguardante le relazioni informative. Ciò non implica la rinuncia allo studio di concetti e realtà a favore di un mero studio del linguaggio. La strategia è quella di prendere la lingua come punto di partenza. Innanzitutto si concorda sul fatto che la realtà X è il significato dell’espressione “X”. Quindi vengono discussi gli usi linguistici di “X”, poiché questo è un campo più oggettivo di quello della discussione diretta su X. Infine torniamo allo studio di X, questa volta da un accordo intersoggettivo e delimitazione concettuale che deriva dalla precedente discussione sugli usi di “X”.
4. Esempi
Poiché non esiste una teoria standard riguardante i rapporti informativi, è più sicuro introdurli attraverso esempi concreti invece di visualizzare fin dall’inizio una classificazione provvisoria. Vediamone due. Il primo viene da Israel e Perry (1991), il secondo da Floridi (2006). Il primo esempio presuppone una certa conoscenza sui rapporti di atteggiamento proposizionale (McKay y Nelson 2008). Quest’ultimo richiede alcune nozioni di base sulla logica epistemica modale (Hendricks and Symons 2009).
Esempio 1: “signal s carries the information that p”
Israel and Perry (1991) dedica la sua prima sezione allo studio logico-linguistico delle relazioni informative. Esempi paradigmatici sono:
(1) “Le radiografie indicano che Jackie ha una gamba rotta.”
(2) “Il fatto che la radiografia abbia un tale e un tale schema indica che Jackie ha una gamba rotta”.
Sia in (1) che in (2) la frase iniziale del nome più il verbo o la frase del verbo formano il contesto informativo; la proposizione designata dalla clausola che è il contenuto informativo. L’oggetto designato dalla frase iniziale del nome di (1) è il vettore dell’informazione; il fatto designato dalla frase iniziale del nome di (2) è il fatto che indica.
- Sono fattivi: se un rapporto informativo è vero, anche il suo contenuto informativo è vero.
- Non sono funzionali alla verità: dato “s informa che p” e l’equivalenza logica tra p e q, non si conclude “s informa che q”.
- Si distribuiscono tra congiunzione: se “s informa che p e q”, allora”s informa che p e s informa che q”.
- Non si distribuiscono attraverso la disgiunzione: dato “s informa che p o q”, non si conclude “s informa che p o s informa che q”.
- Sono opachi rispetto alle descrizioni definite: dato “s informa che c detiene la proprietà P” e l’uguaglianza c = “la x che contiene Q”, non si conclude “s informa che la x che contiene Q detiene anche P”.
Esempio 2: “l’agente a è informato che p”
- Essere informativo: valutazione di quella situazione in cui p porta informazioni all’agente.
- Informarsi: Il processo mediante il quale l’agente ottiene le informazioni p. Il risultato di questo processo è la situazione in cui l’agente viene informato.
- Essere informati: Lo stato cognitivo dell’agente in virtù del quale possiede l’informazione p. Può essere visto come il risultato dell’azione di essere informato.
- BARWISE, J. & PERRY, J. (1983). Situazioni e atteggiamenti. Cambridge: Cambridge (Massachusetts): Il MIT Press.
- BARWISE, J. & SELIGMAN, J. (1997). Flusso di informazioni. La logica dei sistemi distribuiti. Cambridge: Cambridge University Press.
- DRETSKE, F. I. (1981). Conoscenza e flusso di informazioni. Cambridge (Massachusetts) : La stampa del MIT.
- FLORIDI, L. (2006). “La logica dell’essere informati”. Logique et Analyse, Vol. 49(196), pp. 433-460.
- FOX, C. J. (1983). Informazione e disinformazione. Un’indagine sulle nozioni di informazione, disinformazione, informazione e disinformazione. Westport (Connecticut): Greenwood Press.
- GRICE, P. (1957). “Significato”. The Philosophical Review, Vol. 66, pp. 377-388.
- HENDRICKS, V. & SYMONS, J. (2009). Logica epistemica. . Stanford: The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Edizione primavera 2009). <http://plato.stanford.edu/entries/logic-epistemic/>. .
- ISRAEL, D. & PERRY, J. (1991). “Che cos’è l’informazione?”. In Philip Hanson (ed.). Informazioni, linguaggio e cognizione. Vancouver: Università della Columbia Britannica.
- McKay, T. & NELSON, M. (2008). Rapporti atteggiamento proposizionale. . Stanford: The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Edizione autunno 2008). <http://plato.stanford.edu/entries/prop-attitude-reports/>. .